Bye bye Valentina


Alcune riflessioni e necessità di risposte

Nella seduta consiliare del 28 novembre 2016, assente la sindaca Appendino, l’assessora Lapietra ha risposto alle richieste di chiarimento presentate dalle minoranze, riferendo che la struttura di ancoraggio dei battelli era stata collaudata nel 2014 e ulteriormente rafforzata di recente; inoltre ha detto che, a seguito dello stato di elevata criticità dichiarato giovedì 24 novembre dall’ARPA, GTT aveva rinforzato gli ormeggi (ma non ha chiarito come).

L’assessora ha inoltre evidenziato come la piena abbia causato una rapida salita dei livelli idrici di circa sei metri in 8 ore (notte tra il 24 e il 25 novembre), assumendo dinamiche mai registrate in precedenza (“…forza dell’acqua eccezionale, palo di ormeggio divelto, vasi ornamentali in cemento spazzati via…”), con trasporto di una grossa isola di tronchi e rami che si è abbattuta sui battelli causandone presumibilmente il distacco.

Ora è bene ricordare che un evento di questa entità è accaduto esattamente 16 anni fa, nell’ottobre del 2000, con caratteristiche del tutto analoghe se non di poco superiori in termini di portate e di crescita dei livelli nel tratto cittadino del Po. Anche il trasporto di notevoli volumi di tronchi e rami da parte della corrente non è assolutamente una novità: basta osservare le pile dei ponti o farsi un giro alla diga del Pascolo (alla confluenza della Stura) dopo una piena per farsene un’idea. Infine, nel 1999 il distacco della chiatta Atlante, ancorata lungo i Murazzi poco a monte di piazza Vittorio, aveva già causato l’occlusione della prima arcata sinistra del ponte della Gran Madre nel corso di una piena non così gravosa.

Alla luce di queste considerazioni è decisamente sconcertante il fatto che nel 2011 siano state varate le 2 sfortunate imbarcazioni Valentino e Valentina, senza aver fatto tesoro di quanto successo pochi anni prima per garantire adeguate condizioni di sicurezza: il Po a Torino ha un carattere quasi torrentizio, è soggetto a repentini e notevoli innalzamenti dei livelli (anche 8-9 metri, l’equivalente di una casa di 3 piani), con un trasporto solido e di materiale vegetale elevatissimo.

L’assessora ha detto in Consiglio Comunale che una Commissione di indagine chiarirà la dinamica degli avvenimenti accertando eventuali responsabilità. Auspichiamo che questa Commissione lavori bene e in tempi stretti e, soprattutto, fornisca elementi per evitare di riproporre soluzioni che si sono dimostrate non efficaci, valutando se la navigazione fluviale a Torino sia realisticamente praticabile con imbarcazioni di questa stazza che non possono essere messe in sicurezza in tempi rapidi.

Non credo che di quanto accaduto si possa individuare una responsabilità diretta in capo alla sindaca e all’assessora, mentre molto diverso è il discorso sulla gestione dell’emergenza, alle cui richieste di spiegazioni ha fatto seguito un imbarazzante silenzio da parte dell’assessora Lapietra.

I battelli si sono arenati contro il ponte di primo mattino (tra le 8 e le 9), mentre le operazioni di rimozione che hanno portato all’affondamento di Valentina sono avvenute almeno 4 ore più tardi. È stato fortemente sottostimato il fatto che le imbarcazioni occludevano 2 arcate su 5 del ponte, nel corso di un evento che ancora non aveva raggiunto il colmo, cioè in un momento in cui i livelli stavano rapidamente crescendo e la corrente stava trasportando molto materiale. Perché non è stata messa in sicurezza l’area, che invece era stipata di persone intente a farsi “selfie” con le gru alle spalle, né tantomeno è stato chiuso il traffico veicolare sul ponte? È stato valutato che l’ulteriore trasporto di tronchi di grosse dimensioni, ostacolato dai natanti incagliati contro le pile, avrebbe potuto provocare un effetto diga, con conseguenze disastrose in presenza di tutte quelle persone?

L’impressione è quella di una grande superficialità e improvvisazione: codici rossi come quello diramato da ARPA alle 13 di giovedì non sono frequenti, mediamente uno ogni 4-5 anni. In queste occasioni, il sindaco è l’Autorità locale di Protezione Civile, il responsabile più alto che risponde anche penalmente delle procedure di emergenza adottate.

Io non ci dormirei la notte avessi tale responsabilità, ma vorrei che lo potessero fare i cittadini perché si sentono nelle mani di persone che affrontano l’emergenza con professionalità.


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